Marie Malherbe

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Aggiunto il 8 set 2016

"Back to Paradise" istallazione presentata a Palermo per la Biennale Internazionale d'Arte Sacra Contemporanea BIAS 2016 in Palermo


La Biennale Internazionale d’Arte Sacra Contemporanea (BIAS) di Palermo
presenta nell’ambito del tema 2016 « La Creazione » :


Back to Paradise
Istallazione pittorica da Marie Malherbe

Oratorio San Mercurio
Palermo
curatrice : Chiara Donà dalle Rose

Questa istallazione invita ad una riflessione sulla Creazione esperimentata dal punto di vista del giardino originario. Presentata nell’oratorio di San Mercurio, dialoga con la delicatissima majolica settecentesca del pavimento, fatta di motivi floreali e di ucelli che si ritrovano nella stessa opera, la quale ne diventa come un’eco verticale, per creare un’istante pluridimensionale di armonia, abbondanza e pace che mira a risvegliare la memoria intuitiva del Paradiso… e forse ritrovarne qualche porta interiore.

Questo polittico è una libera interpretazione pittorica della struttura spazio-simbolica del Paradiso secondo la Genesi. Propone due percorsi di lettura : orizzontale e verticale, entrambi alla ricerca del centro, centro da dove tutto il cosmos viene qui osservato, e capace di condurre « back to Paradise ».

Il percorso orizzontale dell’opera abbraccia 5 pannelli concentrici che, all’imagine dei polittici medioevali e rinascimentali, conducono lo sguardo dall’esteriore all’interiore. Questa dinamica centripeta viene esasperata col fatto che i pannelli siano sempre più lunghi e quindi sempre più pesanti man mano che si va verso l’interno. Traduce una doppia gradazione :
La prima è una gradazione formale dal CHAOS all'ORDINE. Le forme astratte dei pannelli esteriori (idee) lasciano poco a poco apparere delle forme ed elementi sparsi nei pannelli intermediari (cellule), i quali poi si combinano per dare nascita ad organismi complessi nel pannello centrale (alberi). Questo progressivo ordinamento del chaos parla non solo dei primissimi versi della Genesi, o dell’apparizione progressiva della vita secondo le scoperte scientifiche, ma anche della dinamica archetipale di qualsiasi processo creativo.
La seconda è una gradazione di scala, dal MACRO- al MICROCOSMO. Questa rispecchia la progressione simbolica del primo capitolo della Genesi, dalla creazione della luce e del firmamento oltre la Terra (pannelli esteriori, più minerali) a quella della vita sulla Terra (pannelli interni, più vegetali ed animali), per in fine portare lo sguardo nel cuore di un luogo preciso e speciale simbolizzato dai due alberi del pannello centrale. Si tratta del primissimo spazio terrestre evocato nella Torah/Bibbia : il famoso giardino dell’Eden o Paradiso. La descrizione di questo Paradisum voluptatis, subito nel capitolo II della stessa Genesi, è breve ma altamente simbolica. Individua solo quattro fiumi (dei quali i quattro pannelli laterali sono anche una evocazione) e due alberi : l’Albero della Vita e quello della Conoscenza del Bene e del Male, precisando che almeno il primo venisse piantato al centro del giardino. La dinamica concentrica stessa dell’opera intende infatti presentatare il Paradiso come uno spazio non esteriore e lontano ma interiore e vicino, non nell’al-di-là ma nel qui-ed-ora. Delineati dai fiumi attorno e dall’intero cosmos, i due alberi vengono infatti presentati come un luogo protetto e chiuso, centro del centro, ossia centro per eccellenza dell’interiorità. Allo stesso tempo, ciascuna foglia d’albero rifleta motivi dello stesso macrocosmo, all’imagine di ciascuna entità del creato che si trova portatrice di informazioni complesse andando ben oltre se stessa (che si tratti di DNA per la piccola cellula, di grande ispirazione per l’essere umano, o di qualsiasi conoscenza intuitiva). L’opera è infatti costruita come un dialogo giocoso tra esteriorità ed interiorità, tra macro e micro, nel quale il primo si rispecchia nel secondo, e misteriosamente lo raggiunge. « As within so without ».

Il percorso verticale dell’opera aggiunge un’altro giocco di riflessi ancora, non più solo tra interno ed esterno, ma anche tra sù e giù, ponendo questa volta la domanda dell’onnipresente dualità nel creato -almeno secondo la comune percezione umana. Dualità del caldo e del freddo, dell’alto e del basso, del chiaro e del buio, del maschile e del feminile, del conscio e dell’inconscio, del visibile e dell’invisibile, che tutti quanti si possono riassumere nella famosa dinamica creatrice del yin e yang… Ma il testo giudeocristiano di riferimento ci parla qui’ di una dualità molto più problematica, e questo fin dal capitolo II : quella dei cosidetti « bene » e « male ». Infatti nel cuore stesso del giardino originario viene subito sottolineata una doppia dualità : quella dei due alberi, e dentro al secondo quella del bene e del male. Il pannello centrale è un’invito a ‘riflettere’ (anche li’ nel doppio senso della parola siccome si potrebbe anche trattare di riflesso) su questa famosa e misteriosa dialettica del bene e del male. Affrontata dai più grandi filosofi di ogni generazione e cultura, continua ad interrogare ciascun essere umano, qualsiasi la sua appartenenza religiosa o a-religiosa. Il contributo interessante della Genesi è che contrariamente al bene/buono che viene subito e ripetutamente evocato fin dai primissimi versi (‘…e Dio vide ch’era buono’), il male non viene mai ‘introdotto’ in se, ma solo dopo il racconto della Creazione e solo abbinato col bene – precisamente tramitte l’evocazione di quel famoso albero ‘del Bene e del Male’. Come se il male fosse da capire non tanto come una realtà in sè ma piuttosto come una specie di riflesso/doppio/ombra/negativo/caricatura/bozzo del bene, che alcuni vedono addirittura come un bene incompiuto. Comunque un sotto-prodotto (o ante-prodotto ?) intrinsequemente legato a un determinato bene -che quel bene si veda o meno. E’ interessante notare che questa interpretazione raggiunge alcune filosofie orientali. Infatti i due alberi vengono qui’ dipinti come radicati in un solo ed unico centro, fonte di quel che potrebbe essere i due aspetti di una stessa realtà. Il Male rimane un grande mistero. Ma a volte basta poco perchè il « male » più spettacolare generi del « bene » e vice versa : all’imagine delle sfere celesti che annullano le nozioni di alto e basso, « As above so below ».

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Questa opera puo’ essere vista come un giocco di riflessi multidimensionali, od ascoltata come un concerto silenzioso per frutto ed orchestra, nel quale il giardino intero risponde al (o del ?) fiore più piccolo. La Creazione, complessa e tuttora in corso di creazione, è sempre in movimento, e spesso capovolgente. Questi alberi a specchio sono pero’ un invito a tenere presente l’Unità vertiginosa che, al di là della dualità nella quale inciampa l’intendimento umano, è anche iscritta al suo modo nella Creazione,
Un invito quindi a ricordarsi che il Bene e il Male, come l’Alto e il Basso, spesso danzano asieme. Forse il ‘peccato originale’ non è altro che la pretesa di poter riconoscerli definitivamente e giudicare gli altri, se stesso, e a volte Dio stesso ? E’ misterioso ma alcuni saggi quà e là riescono, dietro alle tante apparenze duali, ad accogliere la Creazione come irreduttibilmente Una. Indicono come via quella di lasciarsi sempre più attrarre (ed insegnare) dal centro, che ciascuna potrà nominare come gli pare, ma che di sicuro indica la porta per ricrearsi ogni istante nell’intimissimo e pero’ universale Paradiso interiore…

Marie Malherbe, Settembre 2016

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